Il Digiuno Intermittente

Questo è un riassunto ironico di un articolo molto serio del Prof. Franco Berrino. Perchè ironico? Perchè sono convinto che con un sano umorismo anche concetti complicati vengono assimilati prima e meglio. Se vuoi comunque leggere il testo originale clicca qui.

Ovvero come smettere di mangiare come se ci fosse l’Apocalisse ogni tre ore e iniziare a vivere come un saggio zen con la pancetta piatta.

 

Il professor Franco Berrino, che potremmo definire l’unico italiano a cui la salute sta a cuore più del calcio, ci ha spiegato l’ennesima verità che non vogliamo sentirci dire: mangiamo troppo, troppo spesso e troppo male.
E non è che lo facciamo perché siamo affamati come lupi siberiani. No.
Lo facciamo perché abbiamo fame… di qualcos’altro: affetto, pace, tempo libero, o semplicemente voglia di non pensare.
Così, tra una riunione su Zoom e una litigata con il vicino per il parcheggio, ci rifiliamo un biscotto, poi due, poi la confezione, e per chiudere in bellezza ci premiamo con “solo un quadretto” di cioccolato che diventa un genocidio di cacao.

Ecco, Berrino arriva come un monaco zen con lo stetoscopio e ti dice:
“Sai che puoi vivere meglio, dimagrire, ridurre le infiammazioni, rallentare l’invecchiamento e prevenire un sacco di malattie… semplicemente mangiando di meno e meno spesso?”
Boom. Applausi. Fine della conferenza. Ma tu sei lì che pensi:
“Eh, facile a dirsi, professore… io ho il metabolismo di un bradipo in smartworking!”


La verità vi farà digiunare

Il digiuno intermittente – attenzione, NON la fame perpetua da reality show – consiste nel limitare il tempo in cui mangi durante la giornata. Tipo 8 ore sì, 16 ore no.
Che in parole povere significa: colazione abbondante, pranzo soddisfacente, cena leggera o niente.
E qui già qualcuno urla: “Ma come, niente cena? E io dove metto la mia parmigiana delle 21:30?!?”

Tranquillo, non si tratta di morire di fame come un fachiro bengalese, ma di dare al tuo corpo una pausa. Una vera, lunga, santa PAUSA.
Perché, sorpresa: il corpo umano è fatto per digiunare. I nostri antenati non trovavano muffin al mirtillo ogni volta che avevano un crollo emotivo. Dovevano cacciare, cercare bacche, scappare da un mammut, e magari mangiavano solo una volta al giorno.
E guarda caso… erano magri. Stressati, sì, ma magri.


La raccolta differenziata del tuo corpo: l’autofagia butta via il vecchio, ricicla il buono e ti fa sembrare nuovo senza passare dall’estetista.

Ora, se sei uno di quelli che crede che l’unica forma di pulizia sia il detox al limone del lunedì, preparati:
l’autofagia è la Marie Kondo delle cellule.
È il meccanismo naturale con cui le tue cellule si mettono a fare pulizie: buttano via le proteine malandate, riparano i mitocondri un po’ spompi, e insomma, ristrutturano casa mentre tu pensi di morire perché non hai fatto merenda.

Ma l’autofagia, dice Berrino, parte solo se smetti di mangiare per qualche ora.
Altrimenti le cellule sono impegnate a gestire l’ultima brioche che ti sei ingozzato alle 17 “perché altrimenti svenivo, giuro”.


La cena è il male” (ma non dirlo alla nonna)

Ora arriva la parte dolorosa:
la cena.
Quella sacra, quella che ti coccola dopo la giornata di merda. Quella che ti unisce con la famiglia, o con Netflix e una vaschetta di gelato che definire “per due” è uno scherzo crudele.

Berrino dice che la cena andrebbe eliminata, o ridotta a qualcosa di sobrio come una zuppetta di miso o un brodino leggero.
E mentre tu già ti immagini in un angolo a piangere con un cracker in mano, lui ti spiega che saltare la cena regolarmente riduce la glicemia, la pressione, la massa grassa, le infiammazioni, e addirittura ritarda l’invecchiamento.

Invecchiamento ritardato? Altro che creme antirughe da 90 euro a boccetta. Bastava NON mangiare i biscotti digestive alle 22.


Esempi di vita moderna che mangia troppo (e male)

  • Luca, 37 anni, project manager stressato:
    si sveglia alle 6:45, niente colazione (“non ho fame”), pranzo in piedi davanti al PC (“tempo zero”), cena abbondante alle 21:30 (“me la merito”). Risultato? Gonfio come un pallone, dorme male e ha i trigliceridi che fanno festa.

  • Chiara, 45 anni, madre multitasking e yogi a tempo perso:
    alterna giornate di semi-digiuno e scorpacciate notturne di pane e formaggio. Dice che è per "equilibrare il karma alimentare", ma in realtà ha solo fame.

  • Gianni, 58 anni, pensionato gourmet:
    convinto che digiunare sia contro natura. “I miei nonni mangiavano 4 volte al giorno e sono campati cent'anni.”
    Peccato che i suoi nonni si spaccassero la schiena nei campi e non stessero sul divano a guardare “Forum”.


Ma quindi cosa si fa?

  • Si comincia piano: magari con 12 ore di stop (tipo dalle 19 alle 7), poi si prova con 14, poi con 16.

  • Si fa una colazione seria. Non la tazzina di caffè con mezzo biscotto.

  • Si cena presto o, ogni tanto, non si cena affatto. E no, non muori.

  • Si ascolta il corpo (ma quello vero, non il tuo stomaco isterico che si lamenta ogni tre ore perché ha visto una pubblicità di pizza).


In conclusione: Mangia meno, vivi meglio, rompi meno (al tuo pancreas)

Berrino ci dice che il digiuno intermittente non è l’ennesima dieta da influencer con le chiappe scolpite. È uno stile di vita, una pratica scientificamente fondata per vivere meglio, più a lungo, e con meno malattie.

Per cui ti direbbe:

“Vuoi essere sano? Allora smetti di mangiare ogni volta che ti senti solo, annoiato, triste, nervoso o felice.
Mangia quando hai davvero fame.
E ogni tanto, non mangiare proprio. Così ti ricordi che sei tu a governare il tuo corpo, non il contrario.
E no, non sei in sciopero della fame. Sei in pace con te stesso. Che è meglio.”