Non fare nulla

Ossia come fregare la procrastinazione con la sua stessa arma

Avete presente quella vocina interiore che vi dice: “Lo faccio dopo”? Ecco, è la stessa vocina che vi fa passare un intero pomeriggio a guardare video di gattini che giocano con i cetrioli, mentre la vostra to-do list vi guarda in silenzio, delusa. Procrastinazione pura. Ma c’è un modo per zittire quella vocina usando una tecnica tanto semplice quanto geniale: la teoria del “non fare nulla”.

Sembra una provocazione zen, e in effetti un po’ lo è. Ma funziona. E ora vi spiego perché, senza incensi, ma con sano realismo e una spruzzata di ironia.

In cosa consiste la teoria del non fare nulla?

La tecnica è questa: quando devi fare qualcosa che stai rimandando da giorni – un lavoro, una telefonata, lo studio, l’email al capo – ti dai due opzioni.

  1. Lo fai.

  2. Oppure… non fai assolutamente nulla. Ma proprio niente. Niente telefono, niente social, niente musica, niente biscotti, niente scroll compulsivo di video motivazionali che non motivano nessuno.

Stai lì, seduto, fermo. A fissare il vuoto. A respirare. A guardare il soffitto, magari contando le crepe.

Perché funziona?

Perché il cervello è un burlone, ma anche incredibilmente pigro. Quando procrastini, non lo fai per “riposo”, ma per cercare alternative più piacevoli all’attività che non vuoi fare. Se però togli tutte le distrazioni e rendi l’alternativa alla produttività l’inedia totale, il tuo cervello comincerà a pensare che, in fondo, magari scrivere quella relazione o lavare i piatti non è poi così male.

In pratica, trasformi il vuoto in stimolo. Se ogni volta che rimandi un compito ti obblighi a non fare niente (ma proprio zero, neanche leggere la confezione dei cereali), alla fine lo farai solo per uscirne vivo.

La versione da manuale (non sacro)

  1. Scegli un compito da cui stai scappando da ore/giorni/settimane.

  2. Siediti alla scrivania.

  3. Imposta un timer (tipo 15 minuti).

  4. Ora hai due scelte: o cominci, o stai fermo.

  5. Se stai fermo, non puoi fare niente. Nessuna attività sostitutiva. Neanche guardare fuori dalla finestra sognando una vita migliore.

Dopo un po’ succede il miracolo: il fare diventa più interessante del non fare nulla.

Funziona sempre?

Quasi. Tranne se sei un monaco zen con dieci anni di meditazione alle spalle: in quel caso puoi anche goderti il vuoto per ore. Ma per noi comuni mortali, la noia è insopportabile. E proprio per questo, può diventare un’alleata formidabile contro la procrastinazione.

Conclusione brillante (ma vera)

La teoria del “non fare nulla” non è magia, è strategia. È usare l’arte marziale dell’inazione per spingere l’azione.

Perché, come direbbe mio cugino: “Se non vuoi fare qualcosa, almeno non fare qualcos’altro. E alla fine farai quella cosa. Per disperazione, ma la farai.”

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