Non fare nulla
Ossia come fregare la procrastinazione con la sua stessa arma
Avete presente quella vocina interiore che vi dice: “Lo faccio dopo”? Ecco, è la stessa vocina che vi fa passare un intero pomeriggio a guardare video di gattini che giocano con i cetrioli, mentre la vostra to-do list vi guarda in silenzio, delusa. Procrastinazione pura. Ma c’è un modo per zittire quella vocina usando una tecnica tanto semplice quanto geniale: la teoria del “non fare nulla”.
Sembra una provocazione zen, e in effetti un po’ lo è. Ma funziona. E ora vi spiego perché, senza incensi, ma con sano realismo e una spruzzata di ironia.
In cosa consiste la teoria del non fare nulla?
La tecnica è questa: quando devi fare qualcosa che stai rimandando da giorni – un lavoro, una telefonata, lo studio, l’email al capo – ti dai due opzioni.
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Lo fai.
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Oppure… non fai assolutamente nulla. Ma proprio niente. Niente telefono, niente social, niente musica, niente biscotti, niente scroll compulsivo di video motivazionali che non motivano nessuno.
Stai lì, seduto, fermo. A fissare il vuoto. A respirare. A guardare il soffitto, magari contando le crepe.
Perché funziona?
Perché il cervello è un burlone, ma anche incredibilmente pigro. Quando procrastini, non lo fai per “riposo”, ma per cercare alternative più piacevoli all’attività che non vuoi fare. Se però togli tutte le distrazioni e rendi l’alternativa alla produttività l’inedia totale, il tuo cervello comincerà a pensare che, in fondo, magari scrivere quella relazione o lavare i piatti non è poi così male.
In pratica, trasformi il vuoto in stimolo. Se ogni volta che rimandi un compito ti obblighi a non fare niente (ma proprio zero, neanche leggere la confezione dei cereali), alla fine lo farai solo per uscirne vivo.
La versione da manuale (non sacro)
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Scegli un compito da cui stai scappando da ore/giorni/settimane.
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Siediti alla scrivania.
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Imposta un timer (tipo 15 minuti).
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Ora hai due scelte: o cominci, o stai fermo.
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Se stai fermo, non puoi fare niente. Nessuna attività sostitutiva. Neanche guardare fuori dalla finestra sognando una vita migliore.
Dopo un po’ succede il miracolo: il fare diventa più interessante del non fare nulla.
Funziona sempre?
Quasi. Tranne se sei un monaco zen con dieci anni di meditazione alle spalle: in quel caso puoi anche goderti il vuoto per ore. Ma per noi comuni mortali, la noia è insopportabile. E proprio per questo, può diventare un’alleata formidabile contro la procrastinazione.
Conclusione brillante (ma vera)
La teoria del “non fare nulla” non è magia, è strategia. È usare l’arte marziale dell’inazione per spingere l’azione.
Perché, come direbbe mio cugino: “Se non vuoi fare qualcosa, almeno non fare qualcos’altro. E alla fine farai quella cosa. Per disperazione, ma la farai.”

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