Le Sette regole per avere successo
"The 7 Habits of Highly Effective People" di Stephen R. Covey è sicuramente uno dei classici più longevi della letteratura manageriale. Non un manuale, ma un approccio integrato che indica come gestire la propria vita in modo veramente efficace. Un “metodo” che, se correttamente applicato, permette di aumentare la capacità di raggiungere obiettivi personali e professionali, ma anche di sviluppare migliori relazioni private e di lavoro. Un percorso che richiede grande apertura mentale e totale coinvolgimento, affinché ognuno possa trovare la propria modalità di applicazione
Questo è un riassunto ironico del libro scritto a modo mio per te che hai sempre fretta o non hai voglia di leggere centinaia di pagine. Se invece hai davvero voglia di leggere il libro originale puoi tranquillamente acquistarlo qui
RIASSUNTO
Capitolo 1 – Sii proattivo (ovvero: smettila di dare la colpa al meteo, a tua madre e a Saturno in opposizione)
Stephen R. Covey comincia forte: la prima abitudine fondamentale per avere successo è essere proattivi.
E cosa significa? Tradotto dal Covese all'italiano pratico: prenditi la responsabilità della tua vita e smetti di frignare.
Essere proattivi vuol dire capire che tra uno stimolo (tipo il tuo capo che ti guarda male) e la tua reazione (tipo tu che pensi subito “mi licenziano, vado a vivere sotto un ponte”) esiste uno spazio.
E in quello spazio, tu puoi scegliere come reagire.
Non sei un tostapane che appena qualcuno preme il bottone, salta in aria.
Invece la maggior parte delle persone è "reattiva": si sveglia di cattivo umore se piove, si deprime se non riceve like su Instagram, si arrabbia se il collega respira troppo forte.
Covey dice: vuoi essere il protagonista della tua vita o la comparsa in una telenovela drammatica?
Sei tu che decidi se rovinarti la giornata perché il treno è in ritardo o se approfittarne per leggere un buon libro (tipo Le sette regole per avere successo, guarda caso).
La differenza tra una persona proattiva e una reattiva?
La prima costruisce la sua felicità come un architetto; la seconda la aspetta come uno che gioca alla lotteria.
E indovina un po’: al Superenalotto vincono sempre "gli altri".
Capitolo 2 – Comincia pensando alla fine (ovvero: smettila di navigare a caso come una barchetta di carta in una pozzanghera)
Stephen R. Covey qui ci dà un consiglio che sembra banale, ma che invece è il segreto della gente che “ce la fa”: prima decidi dove vuoi andare, poi cominci a camminare.
Semplice? Sì.
Farlo? Mica tanto.
Pensare alla fine significa avere una direzione chiara, non vivere in modalità “vediamo che succede”, come quando esci senza ombrello e poi ti chiedi perché sembri un pinguino bagnato.
Covey ti dice: prendi carta e penna e scriviti la tua missione personale.
No, non devi diventare un agente segreto. Devi solo chiarirti chi sei, che valori hai e cosa vuoi combinare su questo pianeta.
Se non lo fai, rischi di passare la vita a scalare una montagna... e poi accorgerti che hai scelto quella sbagliata.
Tipo studiare anni per diventare avvocato, solo per scoprire che odi le cause legali più di quanto odi il lunedì mattina.
Covey ci invita a vivere con intenzione: ogni decisione, ogni passo, deve portarti verso la persona che vuoi diventare.
Non è filosofia new age: è buon senso, quello che spesso perdiamo correndo dietro alle email, agli impegni inutili e al nuovo trend su TikTok.
Insomma: vuoi essere un architetto della tua vita o uno che si accontenta di montare mobili dell'IKEA senza nemmeno leggere le istruzioni?
Decidi tu. Ma pensaci prima.
Capitolo 3 – Dai precedenza alle priorità (ovvero: smettila di spegnere incendi tutto il giorno e inizia a costruire la tua casa)
Stephen R. Covey, in questo capitolo, ci dà una delle lezioni più utili dell’universo conosciuto: impara a distinguere ciò che è importante da ciò che è solo urgente.
Perché diciamocelo: la maggior parte di noi passa le giornate come pompieri impazziti, a correre dietro a email, notifiche, messaggi vocali da due minuti e riunioni inutili.
Covey ci presenta la sua famosa Matrice del Tempo: quattro quadranti per classificare le attività della tua vita.
– Quadrante I: urgente e importante (esempio: il cane che vomita sul tappeto mentre tu stai in call col capo).
– Quadrante II: non urgente ma importante (esempio: studiare, pianificare, curare le relazioni).
– Quadrante III: urgente ma non importante (tipo rispondere al messaggio “ciao” su WhatsApp in 3 secondi netti).
– Quadrante IV: né urgente né importante (scrollare TikTok alle tre di notte guardando gente che balla col cappotto addosso).
Covey ci dice: se vuoi essere efficace e non un criceto impazzito nella ruota, devi passare il più tempo possibile nel Quadrante II, quello delle cose importanti ma non urgenti.
Tipo: migliorare le tue competenze, fare sport, passare tempo di qualità con chi ami, pianificare il futuro.
Chi vive solo di Quadrante I (urgenze su urgenze) diventa un esperto in crisi... e prima o poi esplode come un tostapane sotto tensione.
Chi vive nel III e IV... be’, diciamo che sarà bravissimo a conoscere l'intero catalogo Netflix, ma avrà una vita vagamente vuota.
In breve: se non stabilisci tu le tue priorità, qualcun altro lo farà per te.
E fidati: di solito non lo fa pensando al tuo bene.
Capitolo 4 – Pensare Win/Win (ovvero: smettila di voler vincere per forza come se fossi in una partita a briscola con tuo nonno)
In questo capitolo Stephen R. Covey ci spiega una cosa che, se l'avessimo capita a scuola, oggi avremmo metà delle rughe in meno: nella vita non è necessario che ci sia sempre un vincitore e un perdente.
Può esserci Win/Win, vincono tutti.
Boom. Rivoluzione.
Fin da piccoli ci insegnano che la vita è una specie di Hunger Games dove se tu vinci, qualcun altro deve piangere.
Ma Covey ci dice: "Calma. Non è una gara a chi schiaccia di più gli altri."
Se costruisci relazioni basate sulla collaborazione, sull’abbondanza (c’è abbastanza felicità per tutti, tranquillo), vinci meglio e più a lungo.
Esempio pratico: litighi con il tuo collega perché volete entrambi le ferie ad agosto.
Modalità vecchia scuola: battaglia all’ultimo sangue, avvocati, minacce passive-aggressive via email.
Modalità Win/Win: vi sedete, vi parlate da esseri umani, magari scoprendo che a lui interessano solo le prime due settimane e a te basta la seconda metà del mese.
Risultato? Felici e abbronzati entrambi.
Oppure: vendi un corso online. Se pensi solo a spennare i clienti, farai due soldi e poi ti beccherai recensioni tipo: “Peggio di un corso venduto alle televendite di notte.”
Se invece costruisci qualcosa che aiuta davvero le persone, loro sono contente, tu guadagni bene e tutti vivono felici (tranne chi voleva imbrogliarti, ma vabbè).
Pensare Win/Win significa uscire dalla mentalità della scarsità ("se vince lui, io perdo") e abbracciare quella dell'abbondanza ("vinciamo entrambi e magari ci facciamo pure un mojito insieme").
Insomma: vuoi essere uno squalo che nuota da solo? O costruire una barca e portarti anche gli amici?
Capitolo 5 – Cerca prima di capire, poi di farti capire (ovvero: smettila di ascoltare come ascolta un gatto quando lo chiami)
Stephen R. Covey, in questo capitolo, ci fa una rivelazione scomoda: noi non ascoltiamo quasi mai davvero.
Siamo lì che annuiamo educatamente, facciamo “mmm sì” con la testa... mentre nella nostra mente stiamo già preparando la risposta più figa della storia o pensando a cosa ordinare a cena.
Risultato? Gli altri parlano al muro. E noi sembriamo più robot che esseri umani.
Covey ci spiega che la vera comunicazione efficace parte da una regola aurea: prima capisci l'altro, poi parli.
Non è difficile da capire. È difficilissimo da fare.
Perché quando qualcuno ci racconta un problema, il nostro istinto è:
– Dargli subito un consiglio ("Ma sì, lascia perdere, molla tutto e vai alle Maldive!").
– Raccontare di noi ("Ah, anche a me una volta è successa una cosa peggiore...").
– Giudicare ("Eh però te la sei cercata, eh!").
Tutte reazioni simpatiche come un graffio su un CD.
Secondo Covey, bisogna praticare l’ascolto empatico, cioè ascoltare per davvero, con l’intenzione di entrare nel mondo dell’altro.
Non per analizzare. Non per correggere. Non per vincere la discussione.
Solo per capire.
Esempio pratico: il tuo amico ti dice che ha litigato con la fidanzata perché lei vuole trasferirsi a Tokyo.
Risposta sbagliata: “Eh vabbè, lascia stare, ce ne sono tante!”
Risposta empatica: “Deve essere difficile per te... raccontami di più.”
In pratica, devi diventare come uno di quei baristi dei film americani che ascoltano ore di sfoghi senza mai dire “sei un cretino”.
Una volta che hai capito davvero l'altro, allora e solo allora puoi parlare.
E a quel punto, miracolosamente, gli altri ti ascolteranno con interesse vero, non col sorriso finto da riunione Zoom.
Se invece pensi che comunicare sia urlare il tuo punto di vista più forte degli altri, sappi che Covey ti osserva da lassù scuotendo la testa come un maestro zen deluso.
In sintesi: vuoi essere uno che parla a casaccio come un venditore porta a porta, o uno che crea connessioni vere come un artigiano delle relazioni?
Dipende tutto da come scegli di ascoltare.
Capitolo 6 – Sinergizza (ovvero: smettila di voler avere sempre ragione e inizia a costruire meraviglie con gli altri)
Stephen R. Covey in questo capitolo ci presenta una parola che suona un po’ come il nome di un integratore alimentare, ma che in realtà è una superpotenza umana: sinergia.
In pratica, la sinergia è quella magia che succede quando persone diverse si mettono insieme non per litigare su chi ha la testa più dura, ma per creare qualcosa di migliore di quello che avrebbero potuto fare da soli.
Covey ci dice: la differenza tra un gruppo sinergico e una lite da condominio è che il primo unisce le differenze, il secondo le usa come armi.
La sinergia nasce quando smettiamo di vedere le diversità come una minaccia ("Questo è diverso da me, quindi è stupido!") e iniziamo a vederle come un'opportunità ("Questo la pensa diversamente, magari possiamo tirar fuori qualcosa di fichissimo!").
Esempio pratico: immagina di lavorare a un progetto.
Tu sei uno creativo ma disordinato come una cameretta dopo un uragano.
Il tuo collega è metodico, preciso, ma pensa fuori dagli schemi meno di una lavatrice.
Se fate a gara su chi ha ragione, finite a scannarvi.
Se usate la sinergia, tu porti idee pazzesche, lui le organizza in un piano d'azione, e insieme vi inventate il nuovo Netflix.
Covey ci insegna che la sinergia richiede:
– Ascolto autentico (quello vero, non "ascolto ma intanto penso alla pizza").
– Rispetto profondo delle differenze.
– Umiltà: non credere che la tua verità sia l'unica, definitiva e certificata ONU.
La vita reale, ahimè, è piena di esempi di "non sinergia": riunioni aziendali dove tutti parlano e nessuno ascolta, relazioni dove ognuno vuole solo avere ragione, squadre sportive che perdono perché i giocatori fanno i divi.
Covey invece ci propone una visione molto più intelligente: se impariamo davvero a collaborare, 1+1 non fa 2... fa 11, 111, 1111!
La creatività esplode, le soluzioni si moltiplicano, e la qualità dei rapporti umani migliora da così a... spaziale.
In sintesi: vuoi essere uno che si barrica dietro il proprio ego come un gatto dietro il divano, o uno che costruisce ponti verso qualcosa di più grande di sé?
Scegli la sinergia. E poi goditi lo spettacolo.
Capitolo 7 – Affila la lama (ovvero: non puoi tagliare alberi con un coltello da burro, nemmeno se ti impegni tanto)
Stephen R. Covey chiude in bellezza con una metafora tanto semplice quanto geniale: per essere efficaci a lungo termine, devi affilare la lama.
Che significa?
Significa che non puoi pensare di affrontare la vita – che è già di suo una specie di videogioco livello difficile – senza curare il tuo "strumento principale": te stesso.
Immagina un boscaiolo che deve abbattere alberi tutto il giorno.
Invece di fermarsi ogni tanto per affilare la lama dell’ascia, lui continua a darci dentro a testa bassa, anche quando l’ascia ormai non taglia neanche il burro fuso.
Risultato? Lavora il triplo, si sfinisce e ottiene la metà dei risultati.
Sì, caro lettore: TU sei il boscaiolo. E anche un po’ l’ascia.
Affilare la lama significa investire tempo ed energia nel rinnovarti su quattro fronti fondamentali:
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Fisico – Cura il tuo corpo.
Non devi per forza diventare Schwarzenegger, ma magari ogni tanto cammina, fai stretching, bevi acqua che non sia solo sotto forma di caffè o spritz.
E ogni tanto, prova a mangiare un’insalata senza sentirti un panda depresso. -
Mentale – Allena il cervello.
Se l’ultima cosa che hai letto è stato un messaggio WhatsApp che diceva "ok", è ora di aggiornarti.
Leggi, studia, impara cose nuove.
Perché la mente è come il Wi-Fi: se non la aggiorni, comincia a rallentare e a perdere colpi proprio mentre stai per inviare il file importante. -
Sociale/Emotivo – Coltiva le relazioni.
Non pensare che avere 800 amici su Facebook equivalga a relazioni vere.
Affilare la lama emotiva significa dedicare tempo (vero) alle persone che ti fanno stare bene.
Quelle che, se crolla il mondo, arrivano con una pizza e due abbracci, non con una reaction a forma di cuore. -
Spirituale – Nutri l'anima.
E no, non devi necessariamente meditare su una montagna tibetana o diventare monaco.
Significa semplicemente riconnetterti ai tuoi valori profondi, alle cose che ti danno un senso di scopo.
Una passeggiata al tramonto, una canzone che ti apre il cuore, un gesto gentile senza motivo.
Anche solo ricordarti che esisti per qualcosa di più grande del prossimo meeting su Zoom.
Covey ci dice: se trascuri una di queste aree, prima o poi ti ritroverai esausto, cinico, scazzato... tipo stampante inceppata il giorno della scadenza fiscale.
Se invece affili regolarmente la tua lama personale, sarai più forte, più saggio e – perché no – anche più felice.
In breve: la vita è una maratona, non una corsa a chi arriva prima su TikTok.
Se ti fermi ogni tanto a ricaricare, vincerai di sicuro. E, soprattutto, arriverai intero.
Conclusione personale delle Sette regole per avere successo (ovvero: la vita non è un tutorial di YouTube, ma un'arte da imparare con stile)
Dopo aver letto Le sette regole per avere successo di Stephen R. Covey, ti viene voglia di fare due cose:
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Abbracciare Covey come se fosse Babbo Natale.
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Buttare l’agenda piena di cavolate inutili e riscrivere la tua vita da capo.
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